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Batman Arkham Origins: Natale a Gotham [Recensione]

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Benvenuti cari Insiders a questa recensione di Batman Arkham Origins, titolo sviluppato da Warner Bros. Games Montreal e afflitto da una serie di recensioni dagli esiti contrastanti ma comuni su un punto: non è lo stesso Arkham. Volete la nostra? Benissimo, in arrivo una recensione piena di verità e chiari scuri. Arkham Rocksteady Studios ha uno dei più grandi meriti della storia videoludica, ovvero quello di aver sviluppato un titolo basato su una licenza fumettara capace di essere non solo eccellente in questa categoria particolare, ma altrettanto orgasmico come videogame al confronto con l’ampio panorama del mercato. Batman Arkham Asylum fu una vera e propria rivelazione, un successo sotto ogni fronte che, a conferma dell’indiscusso talento dello studio, è stato bissato ed ampliato con il seguito, Batman Arkham City! Al termine della seconda avventura, si pensava non potesse esserci un seguito, considerando che non vi era spazio per una trilogia, visti in particolar modo gli eventi narrati, ma il trolloso Arkham World, attizzo molti, spaventò alcuni e finì per incarnarsi in Batman Arkham Origins. Rocksteady se ne chiamò fuori per navigare altri mari, valutare altri progetti e lasciò il proprio lavoro alla porta dei Warner Bros. Games Montreal, studio non altrettanto talentuoso il cui curriculum vanta una zoppicante versione Wii U di Arkham City. La paura arrivò a livelli inenarrabili, soprattutto per chi scrive, convinto che anche nel mondo videoludico, come nel cinema o nella letteratura, esistano degli “autori videoludici”, personaggi o studios dotati di un talento particolare e di un marchio che appartiene solo a loro. Rockstar, Remedy, Suda 51, Hideo Kojima e … insomma, ci siamo capiti! Il nuovo Batman non poteva essere lo stesso, non si può replicare GTA, si può riproporlo in una diversa salsa, ma si finisce sempre per dare l’impressione di aver confezionato un vorrei ma non posso, di aver proposto al pubblico qualcosa di volutamente alternativo, ma che puzza d’invidia. Poi, oddio, si può anche avere successo. Vero Saint Row?! L’importanza di amare i cattivi Arkham Origins narra le vicende del primo Batman, di un vigilante immaturo, pieno di cazzotti, povero di gadget e poco avvezzo agli stratagemmi da detective tanto cari a Ra’s al Ghul e sfiziosi per l’enigmista. Nemico di tutti e paranoico, Batman non confida nemmeno nella polizia di Gotham, colma di corrotti o vigliacchi. Maschera Nera è un sadico imperatore del crimine in ascesa, un pretendente al dominio criminale di Gotham che trova sulla sua strada le ali del brutale vigilante e, deciso ad eliminarlo, gioca tutte le sue carte la notte di Natale, durante una tormenta di neve apocalittica, mettendo una milionaria taglia sulla testa del pipistrello e assumendo i peggiori Killer in circolazione. Batman sta per apprendere che nulla è così semplice, soprattutto quando a tirare le fila del mondo criminale c’è Joker, un folle e geniale clown il cui scopo non sono i soldi o il potere, ma giocare con l’uomo e la sua natura. La trama dava spazio a mille scenari, considerando soprattutto la letteratura graphic novel dalla quale potevano trarre spunto. Year One è sempre un buon punto d’inizio per voler mostrare le prime imprese del pipistrello e creare un forte ambiente dove dare inizio all’avventura, e The Killing Joke poteva dare una mano nel portare una visione del Joker pre-criminale. Non che siano dei dogmi sulle origini del clown, considerando soprattutto il lavoro attuale di Snyder con la testata regolare e l’arco narrativo One Year, dove, per sommi capi, si esplora l’esordio di Bruce Wayne e, ampiamente, il suo primo scontro con Joker prima dell’incidente, quando scorazzava per Gotham nelle spoglie di Cappuccio Rosso. Insomma il materiale in casa DC, considerando che sono sicuro di non aver citato altri rimandi presenti sulle testate regolari, non mancava per poter essere d’ispirazione nel narrare gli eventi che hanno reso Batman e Joker le due facce della stessa moneta. Death of the Family – Morte della famiglia – attualmente in corso in Italia e ideato da Snyder è, sotto questo aspetto, un capolavoro. Il plot, senza fare spoiler, è piuttosto debole e gli aspetti che ne minano l’intera riuscita sono fondamentali. Se la caratterizzazione del protagonista è difficile da rivedere, tanto quanto banale nella sua rappresentazione, non si può certo soprassedere su quella dei cattivi. Amare il villian è la regola per poter dare alla storia il giusto equilibrio e per conferire profondità a quello di cui si vuole parlare. I comprimari utilizzati sono poco conosciuti e mal sfruttati. Maschera Nera è uno specchietto per le allodole votato a nascondere il Joker ma, incredibilmente, proprio quest’ultimo è sciapo come mai si era visto nei due precedenti capitoli o in qualsiasi altro fumetto o cinecomics. Le origini e il collegamento con il passato da Cappuccio Rosso, vengono buttate per caso nella trama, deludendoci proprio quando sembrava che qualcosa di veramente fico stesse per prendere forma. La connessione e il perverso interesse di Joker per Batman, viene esplorata con una velocità da record del mondo di eiaculazione precoce, entrando giusto per un nano secondo in profondità per poi uscirne subito e banalizzare il resto. Il piano diabolico del Joker è ridotto alla scena finale di Fight Club e la cattiveria distruttiva, sadica e malata del genocidio attuato con folle perizia dal villan scompare, e la summa di tutto questo è lo scontro finale più sbrigativo e deludente mai visto in un mezzo d’intrattenimento. Batman Begin…Origins, ho detto Origins!!! Tutto questo viene narrato attraverso una scelta stilistica che si dissocia completamente dagli altri due capitoli. Se Asylum e City prendevano a piene mani dal fumetto, trattando tutto volutamente con un impatto visivo e narrativo tipico del mezzo, Origins decide d’infarcire la produzione con le idee Nolaniane, spezzando incredibilmente una formula perfetta. Non che sia contro Nolan, ma in contesti di questo genere, dove si deve dare ampio respiro al mondo fantastico creato dietro all’uomo pipistrello, non riesco proprio ad accettare questa filosofia, utilizzata, a mio dire, più che altro per un’ovvia mancanza d’idee. Trovo totalmente ridicolo l’aver ricreato una Gotham deserta per via di una tormenta di neve, per poi non sfruttare la cosa a livello narrativo, come fatto da Remedy per Max Payne. Non sarebbe stato fico dare alle cut scene un tocco graphic novel?! Non si dice esattamente come per Noir York City, ma sarebbe stato interessante creare un’atmosfera alla Batman: il Lungo Halloween. Inoltre, se proprio dobbiamo prendere spunti da opere cinematografiche, la Gotham Natalizia di Tim Burton è una delle cose più belle e gotiche legate al cavaliere oscuro, caratterizzata non solo nei personaggi ma anche nell’atmosfera. In Origins non si ha mai la sensazione di vivere in quel contesto, sentendosi sempre aggrappati al pad e mai dentro la storia. Gli sviluppatori hanno eliminato, proprio per mancanza di fantasia o capacità di sviluppo, molti elementi che potevano rendere il tutto interessante. Se in Asylum c’erano le Cronache di Arkham e le registrazioni dei detenuti a dare il senso di oppressione e follia del manicomio, e in City un perenne senso di urgenza, di pericolo e anarchia, data dall’ottimo ingresso di ogni cattivo e rappresentazione degli ambienti, in Origins tutto è anonimo. Gli enigmi dell’enigmista sono scomparsi, le sfide sono ridondanti rispetto agli altri capitoli e le missioni secondarie sembrano appiccicate al resto con lo sputo. Come se, per dare un contentino ai fans, si dovesse obbligatoriamente includere queste features. Parola d’ordine: attacco e contro-attacco Il gameplay di Arkham Origins ha ben poco da dire, ma comunque può vantare qualche idea ben accetta. Ogni cosa all’interno del titolo è rimasta invariata. Dallo sviluppo dei gadget, ai combattimenti non ci sono cambiamenti sostanziali, se non l’inserimento di qualche avversario più coriaceo e uno sviluppo delle boss fight ritenuto da molti più adrenalinico. Il momento CSI di Batman è forse la “novità” più interessante. Se in City se ne faceva uso solo in qualche frangente e senza troppa convinzione, in Origins l’analisi delle scene del crimine viene messa a frutto e ampliata, risultando divertente. A parere di chi scrive, le boss fight sono proprio uno dei problemi principali dei cambiamenti inseriti all’interno del gioco. Se da un lato è pur vero che queste sono diventate più adrenaliniche, dall’altro bisogna dire che è una COD-adrenalina, quella tipica azione fatta di quicktime events e conseguenti figaggini a schermo. Il giocatore è poco coinvolto e inoltre i quicktime events sono spesso rappresentati dalla pressione dei due soliti tasti di attacco e schivata. Potevano almeno implementare qualcosa di più fantasioso!!! Questo viene fatto in altre boss fight, rese tediose da una certa ripetitività di fondo, ma soprattutto da alcuni bug che infestano il gioco. Nonostante Rocksteady abbia mollato a Warner Bros. l’intero malloppo del motore di Arkham, gli sviluppatori non sono stati capaci di sfruttarlo al meglio e si può incappare in grossolani bug, capaci di rendere fastidiosi alcuni scontri, uno su tutti quello finale con Bane. Come anticipato sopra, il punto più deludente è toccato dalla resa dei conti con il Joker che, non solo è priva di fantasia nella narrazione, ma si riduce ad una semplice furiosa pressione di due tasti, indovinate voi quali! Batman Arkham Origins Questa volta devo ammettere, seppur a malincuore, di aver letto delle critiche generalmente azzeccate, seppure qualcuna abbia ecceduto in giudizi cattivi e ingiustificati. Il titolo è senza dubbio di buona qualità, esclusi alcuni bug, e il livello tecnico è invariato rispetto a City. Quello che delude maggiormente è la completa mancanza di fantasia nel raccontare questa storia e il tracollo stilistico rispetto ai precedenti capitoli che poco hanno a che spartire con questa produzione. Consiglio Origins a chiunque sia affezionato all’uomo pipisterello, ma non mi sento di metterlo sullo stesso gradino dei due prequel. Rimane quindi un capitolo da giocare, ma non indispensabile.

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